giovedì 29 maggio 2008

L'OMO DEL GlASSO




l) La risma di carta si assottiglia molto lentamente;
2) La lampada è stata aggiustata gratis dallo zio Fabio;
3) Il disordine regna sovrano sullo scrittoio. Che bello! Che brutto!;
4) La musica stasera non va, se no si potrebbe dire che è solo merito suo.
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Soltanto qualche volta le idee sgorgano repentine e trovano corpo di getto. Ma il più delle volte sono frutto di un processo lento ed inarrestabile, cosi come l’ampia graduazione dal buio alla luce (alba). È questo il caso dell' "omo del giasso".
Allora il frigorifero era un bene di superlusso e ce n'erano pochissimi sul mercato.
Ricordo 2-3 famiglie in tutto che ce l'avevano. Alcuni dei pochi frigo erano di marca "FIAT", quantunque di forte metallo, enormi, con i maniglioni e di color più giallo che bianco.
In campagna penso si supplisse con le caneve e le frasche. Ma in città? C'era il ghiaccio che veniva venduto a domicilio. Esisteva una certa "rete commerciale" che si incentrava -scoprii più tardi -sulla fabbrica-deposito di Via Squarcione (di fronte ai vespasiani di Piazza delle Erbe).
Nel Vicolo l'ometto (perché si dice sempre così?) arrivava verso le 10 - 11. Non suonava né clacson né tromba. Lo si sentiva subito col suo piccolo motocarro o forse suonava il campanello delle sue poste. Aveva tempi molto stretti di consegna per la particolare natura della merce venduta. Se ne comprava 20-30 lire per un pezzo di circa l Kg. Che occhio aveva quell' uomo a spacare el giasso! Usava una specie di rampone di acciaio con il quale, a regola d' arte, menava secchi colpi ai lunghi blocchi parallelepipedoidi, trasparenti all'esterno e bianchi densi nel nucleo.
Inevitabile perciò lo sparpagliamento delle scaje che i tosi erano pronti a fare proprie per succhiarle subito. Per noi era quasi un gelato.
Per rigor di cronaca, dirò che il motocarro era blu, con le assi di legno orizzontali. Credo che fosse coperto. L' ometo aveva il volto arso-scuro, capelli neri, corti e ricci. Era un tipo un po' spicciativo, anche... per la natura della merce!
Una domestica vicina, Teresa, ne comprava sempre perché aveva un bel giassaroto (=piccolo mobile, simile ad una stufa a legna, foderato all'interno di lamiera, con rubinetti inferiori per il recupero dell'acqua. Si utilizzava da sopra per mettervi sia il ghiaccio che le derrate). Mi piaceva fare dei piccoli servizi alla Teresa, perché dopo mi dava l'acqua e menta ghiacciate: un bel bicchiere.
La mamma, finché non ebbe el giassaroto, teneva il ghiaccio in una bacinella.
Durava 5-6 ore, giusto il tempo strettamente necessario per il clou della calura della giornata.
Più tardi arrivò per tanti il frigo ed i giassaroti finirono in stua, così come molti cimeli che oggi si rimpiangono.
Vorrei conoscere in quanti quartieri di Padova girava
L'OMO DEL GIASSO!
10/12/97

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