venerdì 31 ottobre 2008

ANCORA AL LAGO DI GARDA


Qualche tempo fa narravo “Una giornata al lago” (di Garda). Ora ne ho passata un’altra, ma dall’altra sponda. L’altra sponda non in senso geografico, ma politico. Vi avevo anticipato che non mi sarei volentieri occupato di politica, ma di storia sì. Il confine, vedo io, non è troppo contornato. Lo storico, credo pure, è come un obiettivo fotografico: immortala ciò che è (indubbiamente) stato e lo presenta, astenendosi il più possibile dai commenti personali e dalle emozioni da egli provate.

E’ esattamente ciò che voglio fare ora a proposito della c.d. “repubblica di Salò” (Repubblica sociale italiana), svoltasi sulla bassa sponda bresciana di quel lago tra il 1943 ed il 1945. Era il rigurgito dell’ultimo fascismo (repubblicano), derivante dalle ceneri dell’omonimo regime ventennale (Mussolini non voleva cedere) e ripescante le idee degli albori (forse un po’ controversi) del primissimo fascismo. Non voglio qui fare lezione di storia a nessuno, Dio me ne voglia, né tanto meno fare della politica, ma solo richiamare una pagina volutamente tenuta nascosta per decenni (da chi ? e perchè ? proprio non riesco a spiegarmelo). Del resto, però, le tracce non si possono cancellare, neanche volendolo. Solo di recente si è tolta la classica foglia di fico e qualche “vestigia”comincia a riaffiorare. Così nei comuni di Salò, Maderno Toscolano e Gargnano. Qui, però, non si è ancora avuto il coraggio di segnalare turisticamente “Villa Feltrinelli” (ora albergo di superlusso), che fu sede della residenza privata di Mussolini nel suo periodo lacustre. Così come villa Orsoline (denominata oggi correntemente “Palazzo Feltrinelli” e non più come un tempo, appunto, “Villa Orsoline”), ex sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel biennio 1943-’45 (nella foto). Risulta però dalla mia visita che il Comune di Salò ha efficacemente provveduto a costituire un adeguato Centro Studi Documentazione Rsi e ad installare adeguata segnaletica turistica. E’ solo una prima tappa. Una visita nel territorio del circondario servirà certamente ad acquisire quanto meno un dato quantitativo sul fenomeno storico qui brevemente presentato.

Mi dispiace, ma il “mestiere” dello storico (del tutto immeritatamente, però, da parte mia) è proprio questo.



Paolo R.

31.10.08

lunedì 27 ottobre 2008

1940: SOLO PAROLE ITALIANE


Anglicismi, francesismi, germanismi (perfino), barbarismi. Nel 1940, il fascismo, per legge, considera antiitaliano l’uso corrente di quasi tutte le parole straniere fino ad allora impiegate nella società. Ritiene infatti “opportuno combattere l’incosciente servilismo che si compiace di parole straniere anche quando sono facilmente e perfettamente sostituibili con chiari vocaboli italiani già in uso”. Si tratta di una sorta di autarchia linguistica, che completa – negli ultimi anni del regime – la precedente autarchia economica.
Si sceglie, in forma assai dura, la via della legge: “Divieto di uso delle parole straniere nelle intestazioni (delle ditte) e nelle varie forme di pubblicità” (legge 23 dicembre 1940, n. 2042). In caso di infrazione – anche qui via dura - è previsto l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a lire 5 mila, se non anche (per le attività soggette ad autorizzazione o licenza amministrativa) la sospensione o la revoca delle stesse (verificheremo, se possibile, in un prossimo momento l’incidenza di quegli interventi sanzionatori: statistiche amministrative e giudiziarie).
Ma il legislatore del ’40 era scivolato nella classica buccia di banana, tanto che due anni dopo – fascismo ormai morente – (Regio Decreto 26 marzo 1942, n. 720) – si dovette mitigare la portata della succitata legge, escludendo del tutto dal suddetto divieto - data la radicalità nella lingua italiana - le parole di origine latina o greca antica (art. 1)
Per la classica incompetenza oggettiva delle Camere (ed anche delle loro “Commissioni legislative”) se ne delega l’elencazione alla Regia Accademia d’Italia (art. 3) che nel suo successivo Bollettino provvede a fornire l’elenco dei forestierismi banditi, suggerendo, inoltre, gli alternativi termini italiani da utilizzare. (Si ricorda il notevole contributo che vi diede il grande lessicografo Alfredo Panzini, nella foto).

Si tratta di circa 500 parole “abrogate”, di cui di seguito se ne presentano alcune tra le più curiose., con l’avvertenza che esse toccano il mondo della famiglia-cucina (parole prevalentemente francesi), dello sport (prevalentemente inglesi) e del mondo produttivo e dei servizi. Di seguito ad ciascuna di esse (:) si elenca la corrispondente parola “italiana consigliata”.

brioche: brioscia; carrè (uso gastronomico): lombata; champagne: sciampagna; croissant: cornetto; cyclostile: ciclostilo; dancing: sala da danze; dessert: fin di pasto; embargo: divieto, fermo; extra-strong (uso cartario): extra-forte; film: pellicola; hangar: aviorimessa; krapfen: bombola; hotel: albergo; goulasc: spezzatino all’ungherese; menù: lista; stop: alt; toast (pane tostato): pantosto.

Principali parole (inglesi) nel mondo dello sport “abolite”: autogoal: autorete; bob: guidoslitta; bookmaker: allibratore; hockey: disco su ghiaccio; dribbling: scarto, scavalco; raid (aereo): transvolata; sprint: scatto; slalom (negli sports invernali): obbligata; tour: giro; trainer: allenatore.

Il fascismo si spinge oltre, modificando persino nella grafia (a parità di pronuncia) alcune parole: alcool: àlcole; bidet: bidè; bleu: blu; casinò: casino; cognac: cògnac; mansarde (mansarda): soffitta; marron (colore): colore marrone; marron glacé: marrone candito; seltz: selz; wafer (biscotto): vafer; walzer: valzer.

Ritocca persino due classicissimi termini storici dell’economia monetaria, che certamente largo uso non avevano nella società italiana: gold standard: base aurea; gold exange starndard: base di cambio aurea

NOTA: tralasciamo per ragioni di brevità, salvo riservarci di ritornare sugli studi linguistici specie in rapporto alla grandemente mutata (opposta) situazione attuale italiana.
DULCIS IN FUNDO: la lotta all'esterofilia prende le mosse da più lontano, se già nel 1928 a Milano, la squadra di calcio dell'Internazionale (attuale Inter) fu "comandata" di chiamarsi "Ambrosiana".
Così, sulla stessa linea anticipatrice della lotta all'esterofilia stessa, nel 1933 la rivista femminile "Lei" (che ricordava un francesismo) fu costretta a mutare nome in "Annabella", come tuttora sopravvive.
Paolo R


26.10.08
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giovedì 16 ottobre 2008

L'INTERESSE PIU' ALTO E' QUELLO DI TUTTI



Mi ha profondamente colpito questo slogan trovato ieri mattina alla Banca Etica di Padova. Me ne sono fatto subito dare un depliant per memorizzare meglio. Credo che gli slogan abbiano la forte caratteristica di colpire concisamente. Non tutti ne sanno trovare, nemmeno gli Autori più famosi. I maghi, in questo campo, credo siano i pubblicitari. Mi ricordo ancora bene, dopo 40 anni, quello a proposito di una nota marca di lavatrice italiana: “Tecnica sì, ma con sentimento!” Mi basta fermarmi qua. Nel campo letterario mi vengono invece in mente quelli del Manzoni: “Del senno di poi son piene le fosse”; “Il diavolo non è così brutto quanto lo si dipinge”; ed altri. Ma, credo, insuperati di tutti i tempi siano i classici latini, letterati o giuristi: “Ubi major minor cessat” (nel primo caso); “Ad impossibilia nemo tenetur” (nel secondo).

Ma torniamo a noi, cioè alla Banca etica che, secondo me, ha egregiamente coniato il suo slogan (titolo di questo post-blog), E’ la prima volta, credo, in cui il mio incipit risiede esattamente nel titolo. Di solito, se vi ricordate bene, facevo il contrario, con uno sviluppo a cascata.
Io però non sono andato in Banca Etica attratto dallo slogan. Me lo sono trovato lì, quando già stavo facendo quello che avevo deciso di fare. A differenza di TUTTE le altre banche commerciali, essa fa decidere al sottoscrittore la destinazione dei suoi investimenti: sociale, terzo mondo, cultura, ambiente. Così, si sa dove si va ad incidere. Era un bel po’ di anni che l’avevo pensata, ma ancora non mi ero deciso. Credo che la molla sia stata costituita da un casuale breve incontro con un suo dirigente: “Dopo il caso della Banca americana Lehman, si va registrando un afflusso massiccio verso la Banca Etica “. Evidentemente la gente sta dimostrando di voler pensare non solo al suo specifico “livello del tasso di interesse”, ma anche “all’interesse di tutti”.

Paolo R.


16.10.08

sabato 11 ottobre 2008

LA CHIAVE DI RICERCA NON ERA PROPRIO NECESSARIAMENTE FRA' GALDINO


Da anni (annorum) citando il mio caro amico Alessandro Manzoni (“I promessi sposi”), ripetevo, a chiunque, spesso, “... come il mare che riceve acqua da tutti i fiumi e la ridà a tutti i fiumi”. Era questo un mio intercalare piuttosto frequente, peraltro usato a proposito. Vi sono però due errori fondamentali nella mia citazione, come si vedrà un po’ dopo.

Stamattina al Museo, parlando con il mio amico prof. Dino (lettere e storia) e citando ancora una volta, a mio modo, il passo, mi disse: “si tratta di fra Galdino, il padre cappuccino cercatore di noci, alla casa di Agnese-Lucia”. Era vero. Tante volte mi ero ripromesso di andare in cerca nell’opera cartacea (innamorato come sono del Manzoni): pigro, avevo però sempre rinviato ad occasione più propizia.
Non essendo affatto un fanatico di Internet (mi piace l’aforisma: “Meno Internet... più cabernet!”), non credevo che, digitandovi sopra, pur con i due errori di cui sopra, avrei ugualmente trovato l’esatto passo. I due errori, corretti, erano: 1) NOI (frati cappuccini) siamo come il mare...; 2) “che riceve acqua da tutte le PARTI...”. Ma come sanno i più fanatici di Internet, tali errori sono facilmente eludibili! Io invece non lo sapevo e non avrei perciò creduto che Internet mi avrebbe dato ugualmente il risultato sperato. Perciò ero restio a provare. A maggior ragione, con le informazioni (aggiuntive: fra' Galdino) del professore succitato, tramite lo stesso Internet ho raggiunto subito l'obiettivo.

Mi piace che fra Galdino si sia riferito ai Cappuccini e mi ha fatto piacere leggere quel bel passo del capitolo III. Credo che il Manzoni sia ancor oggi insuperato, anche se viene boicottato persino da certi Licei che gli preferiscono autoretti moderni e di poco conto. Ne nasce uno al giorno... compreso il sottoscritto.
Sarà stata una pura coincidenza, ma oggi ho visitato la bellissima mostra di Federico Maggioni sui personaggi de "I promessi sposi" alla Galleria di P.zza Cavour di Padova e la consiglio vivamente a tutti. Così, il mio amico Alessandro mi piace ancor di più !


Paolo R.


11.10.08

Paolo R.

martedì 7 ottobre 2008

LA FEBBRE DEI FARMACI



Non ho la febbre, ma forse sta per venirmi come ogni volta che vado al Supermercato. Lì hanno un bel da fare per mascherare il continuo aumento dei prezzi. Appositamente predispongono allettanti gigantografie: “Noi abbassiamo i prezzi”. E’ solo scritto, ma non applicato. In realtà i prezzi vanno all’insù in mille modi. Tra cui la riduzione delle confezioni.
Non ho la febbre del sabato sera di John Travolta, perché me ne resto cheto cheto a casa mia da sempre. Non ho visto il film “La febbre dell’oro” del 1925 (C. Chaplin) perché non ero ancora nato.

Ma, anche se non ce l’ho, la febbre mi viene ogni volta che vado in farmacia. Anzi, mi viene molta rabbia-delusione a leggere quei cartelli fuorvianti: “Abbassiamo la febbre dei farmaci con i prodotti equivalenti”. Lì per lì, avrei un po’ di fiducia, ma la febbre mi viene poi, scoprendo che con le scadenze dei brevetti registrati (liberalizzazioni), il prezzo dei farmaci diminuisce di soli pochi centesimi alla confezione. Dunque quei cartelli sono un vero e proprio "imbroglio", perché fanno (inutilmente) sperare in diminuzioni più sostanziose. Con buona pace delle varie lobbies.
Ultime osservazioni: 1) Oggi in farmacia si va con la borsa della spesa; ciò significa che il consumo farmacologico è aumentato esponenzialmwnte. Perché? 2) Moltissimi medicinali finiscono nella pattumiera posta davanti alle farmacie: a quando le quantità monouso, tante volte promesse (leggi ancora: lobbies) ? 3) Ancora. Che senso ha avere a disposizione il bancomat proprio in farmacia ? 4) I farmacisti sono sempre più chiamati a fare gli impiegati-ragionieri (libretti, ricevute fiscali, detrazioni, ecc) e sempre meno i "farmacologici". Ho l'impressione, come dicevo moltissimi anni fa, che non si tratti più di "farma - cisti", ma di "commessi laureati".


Paolo R.


7.10.08

sabato 4 ottobre 2008

MUTUO SI', MUTUO NO !


Alcuni amici mi hanno invitato ad essere più concreto e meno teorico. Ma la concretezza porta inevitabilmente alla politica, dalla quale - pur essendomi facilissimo trattare - voglio restarmene in disparte. Tuttavia, a puro titolo di assaggio, voglio qui ora lumeggiare qualcosa, memore del mio precedente lavoro e dell’esperienza personale, Lo voglio fare, soprattutto alla luce delle esperienze negative americane (Lehman), che rischiano di produrre un effetto domino anche sulle economie degli altri Paesi occidentali, dati gli stretti legami finanziari delle principali banche europee.

Pur in un reticolo assai complesso e ramificato proprio dei mutui nostrani, preferisco tenere separati i vari aspetti che li toccano.

DOMANDA/OFFERTA: ai miei tempi era l’aspirante mutuatario che andava in cerca della banca che potesse/volesse finanziarlo e spesso la ricerca non era né breve né facile. Oggi siamo rimbalzati, quasi all’improvviso, nella situazione opposta: è la Banca che in tutti i modi cerca un qualsiasi aspirante mutuatario, del tutto indipendentemente dalla sue reali condizioni di finanziabilità. Troviamo pubblicità di istituti finanziari anche in TV, nei manifesti murali e nella cassetta della posta. Si va certamente verso uno scadimento della bontà delle operazioni (rimborsi) in quanto vi “incappano” anche i clienti marginali (con poco potere economico). Che dire poi della sconsideratezza di offrire il finanziamento anche ai “protestati”: chi, in fondo, pagherà per loro ???

GRADO DI COPERTURA: sempre nel tentativo di farsi acerrima concorrenza, gli istituti bancari arrivano a finanziare anche il 100% del costo totale (comprese le spese notarili e fiscali), mentre una volta era richiesta una disponibilità propria dell’aspirante mutuatario pari almeno al 15-20 % del costo totale (spese registro e notarili in più). Anche questo un comportamento negativo, specie sul fronte dei clienti sopraddetti marginali


TASSO FISSO/VARIABILE.: sono sempre stato per il tasso fisso, per ragioni generali, in quanto non ho mai creduto in un futuro riapprezzamento della lira in sede internazionale. Lo stesso dicasi per i vecchi mutui in ECU (principali divise europee), che hanno trovato consenso-richiesta solo per un limitato spazio biennale. Ne sanno qualcosa i debitori che erano stati ben più ottimisti di me. Un inciso: di fronte allo schizzare sempre più all’insù dei tassi variabili, il marketing bancario ha, già da qualche tempo addietro, escogitato la formula ‘vincente’: “a rata costante”, mentre solo gli addetti ai lavori capivano perfettamente che, corrispondentemente, si allungava la durata del mutuo. Forse che quando vai nella cassa da morto, ti riduci a lasciare in eredità NO una bella casa, ma una bella RATA di mutuo. E’ questo un modo surretizio di scaricare oneri-pesi sulle generazioni future
Non ho ancora risposto alla domanda principale sottesa: mutuo fisso o variabile. Ma non sono qui in grado di dirvi molto, in quanto mi risulta che spesso non è lasciata alcuna scelta al riguardo all’aspirante mutuatario.


AFFITTO/ACQUISTO: sta in questo (ultimo) aspetto il nodo principale del problema. Gli affitti sono troppo cari, ma gli acquisti non lo sono di meno. Le case vanno sempre più restringendosi di spazio e lievitando di costo. I redditi vanno sempre più sgonfiandosi. Siamo ormai arrivati quasi al rapporto 1:1 tra redditi e rata di ammortamento (o, alternativamente, affitto), se non ancora peggiore. Chi si potrà ricordare dei giovani che debbono mettere su famiglia ? Non certo la classe politica governante/opposizione e nemmeno gli incontrollati “palazzinari”. Restiamo solo noi genitori con quello che ci è rimasto!.

DURATA: segno di scadimento anche la sempre più lunga durata. Anche 40-50 anni. E’ una bella vergogna. E’ semplicemente una mascheratura dell’insostenibilità del sistema a lungo termine. Prevederei una serie di crack (rate impagate) che, continuando così le cose, porteranno alla bancarotta dell’intero sistema creditizio italiano. Specie in regime di tasso variabile: non si potrà prevederne il reale livello con 40 anni di distacco. Se poi aggiungiamo, in questa fattispecie, la formula suddetta della “rata costante” (ma a durata prolungata), si va ben oltre la stessa speranza di vita degli aspiranti mutuatari, a fronte di un sempre più ritardato loro effettivo inserimento nel mercato del lavoro ?

A quando avrà deciso di scomodarsi la Banca d’Italia ? Siamo ormai in forte pericolo, ma si continua a giocare... al massacro ? E se le banche dichiareranno fallimento (rate “marginali” impagate), che ne sarà dei loro depositanti? Si fa presto a dichiarare fallimento... tanto incisi restano solo i terzi! Speriamo anche i palazzinari.

Paolo R.

4.10.08