mercoledì 21 maggio 2008

LA BISTECCA DI S. ANTONIO




Il mio caro amico Ivo, “verificatore ufficiale” oltre che tecnico, mi ha scartato un flash. Aveva ragione: non avrei fatto una buona figura, come nei precedenti (?). Di modo che sono in arretrato di uno. Nei blog, infatti, la verifica del numero degli accessi diventa stimolante a non deludere gli utenti trovando sempre i soliti scritti.. Bisogna incrementare. E’ come in un’edizione libraria in cui il numero di copie stampate cresce solo un po’ alla volta. Farebbero piacere anche i commenti, ma non se ne riscontrano tanti. Almeno fino ad adesso.
Ciò posto, dopo 6 anni di pensione abbiamo deciso con mia moglie di andare, nel prossimo mese, qualche giorno a Roma. Difficilmente ho varcato i confini di Padova, ma stavolta faccio le cose in grande. Stamattina, andando in agenzia a fare il biglietto ferroviario, abbiamo scoperto che non saremo di ritorno per S. Antonio. Me ne sono dispiaciuto assai. Non ci avevo proprio pensato. Non potrò così andare a vedere la processione con la bicicletta. E’ un bell’avvenimento turistio-religioso, che - anche se solo per 1 anno – mi dispiacerà perdere. Si trovano sempre persone conosciute (in processione, lungo i bordi od in bicicletta) ed il desiderio di sorpresa è sempre grande. Perché non parlare delle numerose bande musicali (“Le bande ora eseguiranno...” e via di concerto), corredate di majorettes; perché non parlare delle volontarie e numerosissime postazioni automobilistiche con altoparlante che assicurano totale copertura; perché non parlare delle nutrite rappresentanze delle congregazioni religiose (specie suore); perché non parlare di qualche figurante particolare. Credo che, tra alti e bassi, la processione del Santo attivi anche qualche turista. Apprezzo i rari negozi che, al passaggio, abbassano le saracinesche in segno di doveroso rispetto.
E come non ricordare – 30 anni dopo – la “bistecca” di S. Antonio (non è un piatto, nemmeno un dolce): cioé il disegno della lingua (del Santo) che, su suggerimento di Sr. Angioletta, mio figlio, all’asilo infantile, ebbe a disegnare sul suo primo album. Era una bella macchia rossa, piatta, di dimensione abbastanza grande, senza alcuna forma né struttura: così la battezzai allora io. Speriamo di recuperarla tra le vecchie carte.
Se troverò un adeguato numero di accessi, scriverò ancora. Diversamente... non stamperò che con difficoltà le ulteriori copie di questo libro virtuale a puntate.


Paolo R.

22 maggio 2008

3 commenti:

Maurizio ha detto...

Caro Paolo, non privarci dei tuoi dotti commenti su tutto quanto ritieni degno di nota. Spero e mi auguro che ti arrivinio tanti commenti, suggerimenti e incoraggiamenti ad andare avanti per questa strada. Cordiali saluti. Maurizio

Serena da Paris ha detto...

Si’ papà,
a nome del tuo pubblico ti ringrazio per i tuoi pezzetti cosi’ piacevoli, ben scritti, pieni di ironia e buon senso, e con quel pizzico di buon tempo antico che mi ricorda i nonni e mi piace tanto
Complimenti dalla tua blog-lettrice transalpina
P.S. Già che ci sono, una richiesta: potresti scrivere di quel divertente aneddoto sul Museo Egizio...

Anonimo ha detto...

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carissimo Paolo,
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vedo con tuo e mio entusiamo la praticità dello scritto - mi fà piacere perchè si nota la purezza delle scritto e del tuo animo - felice di essere - rinnovo un caro saluto a tutti - e ti ricordo che se puoi inervenire alla funzione religiosa di sabato 15 Novembre 2008 alle ore 18.30 in Roncajette PD - ne sarei grato e ringraziarti personalmente
- amici sinceri sig: Contin
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