domenica 18 maggio 2008

CAN SCOTA'.....


Il titolo è sempre in dialetto padovano-veneto. Alla Luigi Meneghello, sia pur molto indegnamente da parte mia. Tra poco andrò a leggermi-rileggermi qualche sua meravigliosa opera. Ne sento da un po' il bisogno. E' come andare a "sciacquare i cenci in Arno" (Manzoni). Dopo un po' di Sicilia (sto leggendo Todo modo di Sciascia ed ho appena steso su Andrea Camilleri), un po' di origini nostrane non guastano.Veniamo al dunque. Motu proprio, senza tanta convinzione, tempo fa avevo buttato giù al computer una 50na di modi di dire in dialetto strettamente padovano. Erano i modi di dire di casa mia, di circa 50 anni orsono. Era stato più che altro un esercizio di sforzo della memoria, più che un'elucubrazione pseudo-letteraria. Ma li intercettò l'amico Angelo, giornalista, responsabile di una rivistina locale. Non so perché, ma se li prese subito a cuore e velocemente me li pubblicò. Non erano certamente tutti quelli abitualmente usati nella mia famiglia, perché a quei tempi se ne faceva largo uso, specie - mi ricordo bene - per cavarsi da una situazione d'impaccio.Questo ("Can scotà") mi era allora proprio sfuggito anche se mi viene buono or ora.Vad, da un po' di tempo, abitualmente, nei pomeriggi caldi, in una piazzetta a salutare varie persone che vi stanno beatamente conversando e prendendosi il sole, Per accedervi, devo però superare un certo scalino a piano inclinato ed ogni volta lo affronto con una certa difficoltà. Quella volta non spinsi adeguatamente i pedali e la bici, a metà della salitella, all'improvviso prese il rinculo all'indietro. Non so dirvi perché non frenai... che mi sarei salvato. Così, dopo qualche indietreggiamento, rovinai a terra planando con il braccio sinistro e successivamente con la corrispondente spalla. Ne ebbi subito un gran dolore. L'indomani, su consiglio di mia moglie, e non privo di paura (il male è inizialmente meglio non scoprirlo) mi recai al Pronto Soccorso. Prova generale di articolazione della spalla sinistra, superata (sia pure con paura)... e niente raggi (per economizzare le spese). Solo se il dolore non fosse passato entro qualche giorno, disse il medico del Pronto Soccorso, il mio medico di base avrebbe dovuto prescrivermeli. Intanto... tanti auguri e braccio al collo. Lo tenni per 2-3 giorni, ma il male si spostava saltuariamente anche sull'altra spalla. Forse era buon segno. Fortunatamente, poi, il medico di base (bravo lui) mi diagnosticava una fortissima contusione generalizzata, escludendo del tutto ulteriori complicazioni, Cominciavo a ben sperare, anche perché avevo capito che se il dolore non era concentrato in un punto determinato, forse era meglio così.Riuscii così ad andare fuori pericolo già dopo una settimana di totale abbandono della bicicletta, divenuta improvvisamente per me pericolosa (dopo 50 anni suonati di suo uso).E, dopo qualche giorno, volendo ritornare a chiacchierare su quella piazzetta, immancabilmente mi trovai dinanzi quello stramaledetto scalino a piano inclinato. Mi colse subito, per la prima volta, un forte timore ed una fortissima repulsione. mi colse: Impaurito, scesi da essa biciicletta e pazientemente superai, per la primissima volta a piedi, quel terrificante scalino.Non saprei esattamente tradurvi il modo di dire ora presentato (perchè la corrispondenza dialetto-italiano non sempre esiste), ma mi pare di potervelo ora presentare in forma completa:"Can scotà...gà paura dell'acqua freda" . Tutti capiranno e se lo potranno assai liberamente tradurre !









18. maggio 2008









Paolo R.

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