lunedì 26 maggio 2008

EA "NACIA"


Questo Bach (Partita nr. 2, BWV 1004) non mi ispira proprio. La cara Sandra che me lo ha prestato, mi aveva detto che non era molto bello. Il fatto è che l'ora dei CD è la stessa delle "scritture". Mi ero però già ispirato, inspirando lentamente in poltrona, pochi minuti fa.

Me lo aveva suggerito Mario di parlare dea nacia. A dire il vero ci avevo già pensato. Come si fa a tracciare un Amarcord senza parlare dea nacia? Della sua vera ricetta, scoprii molti anni dopo che è assai antica, toscana. E di fatti mi confermarono che l' Orsucci proveniva proprio dalla Toscana. Tiene ancora il "nome" a corso Vittorio Emanuele, vicino al semaforo d'angolo con Via A. Cavalletto.'Ora si è "evoluto" e vende pizze quasi regolari.

Ai miei tempi in Via Savonarola c'era semplicemente ea botega dea nacia, vicino al meccanico di cui dicevo in un altro "pezzetto", in prossimità dell' angolo con Via Isidoro Wiel. Si salivano due scalinoni ripidi; la porta a vetri tipo spazzacucina. Il colore della porta me lo ricordo ancora: sul celestino sporco. Il pavimento di mattonelle quadrate, chiare, semplicissime e linde. Era una bottega già abbastanza ampia per quei tempi. Alle pareti erano appesi non quadri (non era ancora di moda), non so bene, ma certamente qualcosa (rami "di rame", forse). Il bancone, profondo, era di fronte, di legno semplice. Sullo sfondo, il forno abbastanza ampio e capace. Davanti all'imboccatura, ad altezza di pancia, la lunga tavoletta scura di appoggio.

Quella bottegha ha chiuso almeno 25 anni fa, con l'avvento delle merendine industriali. Allora di nacia ne compravi 10 lire (20 i più ricchi) (era d'obbligo servire ea "zonta ").

La nacia era una specie di polenta di farina di castagne, qualche volta "farcita" con un po' di pinoli. Se arrivavi all'ora stabilita, la trovavi calda calda e ti riscaldavi le mani prima dello stomaco. La dovevi portare a scuola per la merenda, ma mai resistevi per così tanto tempo e la mangiavi subito. Te la servivano su un pezzetto di carta scura da casolin. C'era perciò il problema di conservarla: meglio allora mangiarla subito anche per questo! Era alta 3-4 cm ed aveva una crosta più grossa e più scura sulla superficie di cottura. Era quella che si mangiava per prima, così per gradire. Io pensavo di avere in casa (Via Savonarola) la Casa Madre dea nacia e ne ero quasi orgoglioso. Più tardi però scoprii che doveva invece essere in Corso Vittorio Emanuele e quasi ne rimasi male.

Per i più "ricchi" c'erano le "tortine", pressate, sempre di nacia, da 20 o da 30 lire. Ma non ne vendevano tante. La loro "rarità" giustificava la consumazione ai tavolini quadrati di fòrmica. C'è n'erano 4-5 con le sedie pure di fòrmica ed a struttura d'acciaio. Ma il divertimento veramente "sovversivo" era ea farinea. Anche qui 10 o 20 lire ed eri accontentato. Te la accartocciavano per bene. La prima la mangiavi. Il resto era per fare le battaglie sul traverson nero dei compagni, soffiandocela violentemente dal palmo della mano od indirizzandola talvolta anche contro la loro faccia. Oppure, la mangiavi avidamente, quasi soffocandoti, specie se la tiravi su (aspiravi) col cordone di liquirizia (5 lire). Non ho mai saputo bene se ea farinea era un alimento o un gioco pericoloso.

Altri giochi azzardati erano e capeéte (micro-petardi), e bomboete spussoenti! Dirò
qualcosa? Maahh.

P.S.: Avevo avuto un lapsus forse per colpa di Bach.
Le pareti erano abbastanza grezze, di colore bianco fino ad una certa altezza
e color marroncino nella fascia inferiore.
P.S.: Davanti aea botega dea nacia lavorava el Biscaroto.
Poco più in là la ostaria daea Boa, ritrovo dei venditori di "pereti caldi".


Al tempo dea nacia non c'erano ancora
le sponsorizzazioni commerciali


25/10/97

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