giovedì 15 maggio 2008

"COSSA FAEA" ?


Il titolo è in puro dialetto padovano, ma ne viene data piena ragione alla fine.
Ieri siamo stati in pellegrinaggio a Schio, dalle suore Canossiane (Matilde di Canossa), che custodiscono il corpo della consorella Santa Bakhita. L’avevo già sentita nominare, ma non più di tanto. E’ vissuta a cavallo tra la seconda metà dell’ ‘800 ed il 1947 (anno della mia nascita). Era originaria del Darfur (Sudan) la “madre moretta”. Fu rapita in giovanissima età e resa schiava di successivi padroni, finché approdò in proprietà di un console veneziano che la affidò, poi, alle canossiane di Venezia. Durante il primo rapimento da bambina, per la violenza della situazione subita, ebbe a dimenticare anche il suo nome. Le fu quindi dato quello con cui è più nota, che in arabo vuol dire “felicità”. Ahimè !

Faccio in breve. Dopo il noviziato in Venezia, fu assegnata alle suore canossiane di Schio, dove ora riposa come detto poco sopra.. La fama della sua bontà si espanse rapidamente, tanto da indurre ad un certo punto il Vescovo di Vicenza, Zinato, un “duro”, a farle visita nel convento di Schio. Nel colloquio, il presule, probabilmente in dialetto, le chiese: “Cossa faea ?”. E lei prontamente, sempre in dialetto veneto: “Queo che fa eo!”, provocando l’immediato sconcerto e la probabile stizza del presule, che ribatté prontamente: “Ma mi... so Vescovo!”. (Come puoi fare tu quello che faccio io, che sono un Vescovo!). E lei, altrettanto automaticamente e candidamente: “Fasso ea volontà del Signore”, chiudendo in bellezza ogni possibilità di replica. Da parte di Mons. Zinato.

L’episodio ci è stato raccontato proprio ieri da una anziana suora canossiana, che probabilmente conobbe direttamente od indirettamente Santa Bakhita.



14 maggio 2008



Paolo R.

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