giovedì 11 settembre 2008

GARZONE (1)





Quasi tutti sanno cos’é, o cosa era, anche se molti non ne hanno mai visti in azione. La parola è rimasta in tutti i vocabolari consultati, anche se la sua concreta figura é andata praticamente scomparendo da alcuni decenni.

Partiamo dunque dai VOCABOLARI. La parola é di origine franca poi dal francese garçon (=ragazzo) (in occasione di questa lettura ci siamo senz’altro imbattuti nel “ragazzo”, di cui, incuriositi, tratteremo a parte.)
Il PALAZZI molto sinteticamente ne mette a fuoco i tre elementi essenziali: “giovane che fa i servizi e specialmente quelli più faticosi in una bottega...”.
Il DE MAURO (Paravia) non vi si scosta di molto: “lavoratore subordinato, non qualificato, addetto ai servizi più semplici ed umili, specie in bottega”. Tralascia però, a nostro, avviso il requisito proprio della giovane età dell’addetto, mentre passa dalla fatica (PALAZZI) alla semplicità delle mansioni.

Limitiamoci alle botteghe di Padova-città, anni ’50 e ’60, tralasciando gli altri settori citati nei libri: g. di stalla, dei campi, della bottega artigiana (meglio in questo caso usare il termine di apprendista) .
C’era, più tipico, il g. del casoin che sovraintendeva al magazzino e portava a casa la spesa alle famiglie, con una biciclettona rinforzata-maggiorata (anche le ruote avevano una dimensione più grande) e munita di amplissimi portapacchi anteriore e posteriore. Portava, sua caratteristica, un grembiule di colore scuro. Non riesco proprio a capire come (rispetto ad oggi) l’esiguità del contenuto della spesa stessa richiedesse l’intervento del garzone. Non c’era sovrapprezzo per il servizio di consegna.
Anche il fornaio aveva il suo g. che faceva il “giro” delle case con i suoi sacchettini bianchi del pane (la stessa quantità per tutti i giorni, salvo modifiche): si andava a pagare settimanalmente, in specie la domenica (il forno era SEMPRE aperto la domenica mattina). Nel giorno del Signore c’era il pane fresco, ma, credo, bisognava andarselo a prendere. Anche il macellaio aveva il suo g., con una giacchina-grembiule bianca, sempre sporca di rosso-sangue. Mi dicono che c’era anche il g. del lattaio (in genere lattaiA:... perché quasi sempre donna ?).. Ma noi il latte siamo sempre andati a comprarlo.

Il cambiamento della società da 2-3 decenni intervenuto ne ha fatto del tutto scomparire la simpatica figura. I motivi sono certamente molto complessi (compreso l’aspetto sindacale, non trascurabile). Ma non ho né la voglia né la competenza per una trattazione più sistematica ed approfondita.


Paolo R.

11.9.08

Una piccola reminescenza a posteriori: i ragazzi delle ultime classi delle elementari, di povere famiglie, al pomeriggio, invece di andare a giocare, andavano a fare i garzoni e si prendevano spesso SOLO le mance.

Una conclusione poetica anche se il vero lemma sotteso é “ragazzo” e non invece “garzone”. Un tributo a Giacomo Leopardi (IL SABATO DEL VILLAGGIO):

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
é come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.

Godi fanciullo mio, stato soave,
stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.


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