lunedì 15 settembre 2008

ANDARE A CICCHE


Stamattina ho visto una scena che non vedevo da oltre 50 anni. Un uomo - poi forse vi dirò chi - stava “andando a cicche”. Dovrei dire a ciche (in buon dialetto padovano), ma preferisco stavolta - per ragioni di opportunità - usare il buon italiano, cui del resto direttamente rimanda il Vocabolario Veneto-Italiano di GF Turato-D. Durante. La parola italiana (da cui il termine veneto, appunto), deriva - pare -dal francese (chique). La parola stessa ha tre significati distinti, ma simili. 1. Mozzicone di sigaro o di sigaretta. 2. Cosa di nessun valore (volutamente abbandonata). 3. Una persona che non vale nulla.

Restando al solo primo significato, e venendo a Padova, mi ricordo – bambino – un vecchietto vicino ai paracarri (ora non ci sono più) di Piazza Capitaniato (Scavessà) che raccoglieva tutte le cicche che vedeva per terra. E se le poneva dove non ricordo più. Forse in tasca. Era un assolato pomeriggio estivo e per la strada non c’eravamo che lui ed io. Sapevo già che il motivo di quella “raccolta” era la sua estrema povertà. Allora i poveri c’erano e non se ne vergognavano. Oggi i poveri ci sono ancora certamente, ma sotto ... mentite spoglie. Oggi si soffre la povertà...più in silenzio...nell’intimità.

Col tempo, quei poveri si affinarono un po’, procurandosi - per non calarsi continuamente a terra - un bastone con un chiodo in punta: il lavoro sarebbe stato molto più facilitato. Anche oggi gli operatori dell’Azienda della Nettezza Urbana, per raccogliere cicche, carte e cartine, fanno uso di un tale principio (per non spezzarsi la schiena). Solo che usano un bastone metallico (non più un manico di scopa) con un congegno a presa-molla.

Se dopo oltre 50 anni si è tornati ad andare a cicche, vuol dire che la povertà non è stata ancora sconfitta. Comunque di questa tipologia di poveri oggi non se ne vedono più tanti come un tempo. Come mai ?

Forse l’analisi vi sembrerà un po’ troppo affrettata, ma ho mantenuto la promessa di scrivere fatta solo mezz’ora fa al mio amico Michele F.


Paolo R.

21.8.08




GLOSSARIETTO

1) A ben ricercare su 4-5 vocabolari, la radice della parola muta un po’. Tutto si rifà NON già al francese od ad altre lingue derivate dal latino (spagnolo: chico, italiano: cica; vallone: chiche; piccardia: chike; .....), come citano anche Vocabolari importanti, ma direttamente al latino come si vedrà al nr. 3 più sotto.

2) Tutto si riconduce - in termini generali – a cosa di nessun valore, in quanto troppo piccola per essere continuata ad utilizzare. Si pensi al mozzicone di sigaretta o di sigaro già fumati e buttati via. C’é però qualcuno che può andarli a raccogliere: il ciccaiolo. Questa parola è però del tutto sconosciuta nella lingua veneta ed è sostituita dalla vecchia espressione: “andare a cicche”. Anche Celentano, nella sua nota canzone “Sono simpatico”, invoca che per la sua ragazza (lui) non è che “una cicca... l’avanzo di una sigaretta fumata....”.

3) L’etimo corretto della parola CICA (con una C sola) proviene dunque (direttamente) dal latino ciccum = membrana che circonda e divide i chicchi della melograna (il frutto del melograno, dunque di genere femminile), di cui il volgo raddoppia la consonante C (CICCA), nel senso – come sopra detto – di cosa di poco valore (Nuovissimo Dizionario Palazzi, ediz. 1959).

4) Resta la curiosità di come la lingua latina si sia” scomodata” per dare un nome a quel qualcosa di nessun valore (consulterò al riguardo un agronomo-storico). Mi pare sia come parlare, in puro padovano, de ea pee dell’ajo. (!).



Per completezza di informazione, si precisa che:


secondo il NUOVO DIZIONARIO ETIMOLOGICO (Cortellazzo-Zolli):- nel dialetto milanese, cicca riguarda (semplicemente) il tabacco da masticare;
- ciccaiolo: chi rivende le cicche: non tanto chi le raccoglie (come detto più sopra).


Per completezza ancora maggiore, ci siano consentiti 2 ulteriori punti:

- CICA (con una C sola) rimane confinata alla traduzione della voce americana chicle (= gomma da masticare a forma di confetto), traduzione di lattice. ( A completamento: chew = masticare, ruminare.). Ma, secondo il NUOVISSIMO DARDANO. l’uso americano deve rifarsi all’atzeco: chicti). Vi piace ? A me sì !

Solo apparentemente strana la stessa derivazione di cicchetto, avendo doppio significato:
1) bicchierino (PICCOLO bicchiere) di liquore. Dal piemontese cichet = contenuto di un bicchierino. A sua volta dal provenzale chiquet (bicchierino).

2) Rimprovero, ramanzina, rabbuffo..Bellissimo il collante tra 1) e 2) utilizzato dal Cortellazzo-Zolli. Non possiamo non che riportarlo integralmente: “il significato di ‘rimprovero’, diffuso dapprima nell’ambiente militare, deve essere nato nelle caserme così: chi veniva chiamato in disparte dal superiore per una strigliata, sarà tornato riferendo scherzosamente ai colleghi che il capitano (o chi per esso) gli aveva dato un cicchtetto: e cioè offerto da bere !”.

MOLTO CURIOSA LA SPIEGAZIONE




Radice del tutto autonoma, invece, per la ATTUALE parola :
CICA (con una C sola) che rimane confinata nella traduzione della voce americana chicle (= gomma da masticare a forma di confetto), traduzione di lattice. ( A completamento: chew = masticare, ruminare.).


15.9.08


Paolo R.

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