giovedì 29 gennaio 2009

MUSEO DEL DEPORTATO DI CARPI (Modena)




Mantengo la parola data ieri e vengo alla seconda parte della descrizione del nostro pellegrinaggio, ovvero alla presentazione del locale (Carpi) Museo del Deportato.
Innanzitutto una preliminare chiarificazione terminologica. Si parla, assai con poca cognizione, quasi indifferentemente di DEPORTATO e di INTERNATO. Non è facile neanche per me farvi chiarezza. Ricorro ancora una volta ai miei amici vocabolari sempre utili.

DEPORTARE: - secondo l’ottimo Dardano = trasferire qualcuno in luogo LONTANO dalla sua residenza per fargli scontare una PENA. Anche per l’altrettanto ottimo De Mauro è insito il concetto di LONTANANZA dal luogo di origine (penitenziario o campo di prigionia).

INTERNARE: - per il Dardano: relegare in campi di concentramento (Quasi uno stato di fatto). Stavolta preferisco il De Mauro: relegare in sedi coatte, campi di concentramento e simili, specie per MOTIVI POLITICI..

In definitiva, preferiamo parlare di DEPORTATI per gli ebrei, gli oppositori politici, i partigiani, i rastrellati, gli zingari, gli omosessuali, gli handicappati, i testimoni di Geova e tutti quanti non erano graditi al nazi-fascismo.
Altrettanto preferiamo parlare di INTERNATI per i soldati (specie italiani) catturati ed ai quali si è rifiutato, da parte dei nazisti, di riconoscere lo status di “prigionieri di guerra” che avrebbe comportato invece la concessione di un minimum di diritti umanitari (Convenzione di Ginevra) per un bieco accordo - per umiliarli ancor più - tra Mussolini ed Hitler, quale castigo al “tradimento” dell’8 settembre (1943).

La differenza, nel corrente uso dei termini, quindi tra DEPORTATI nei campi nazisti (Museo di Carpi-Modena) ed INTERNATI, sempre nei campi nazisti (Museo di Terranegra-Padova), non è sempre chiaramente scontata. Nel primo caso si tratta di 40 mila civili italiani; nel secondo di 650-700 mila militari sempre italiani.

Del Museo dell’Internamento della vicinissima Terranegra dirò una prossima volta. Ora mi limito -come promesso – al Museo del DEPORTATO di Carpi, di cui al recentissimo viaggio come più sopra detto. Le due istituzioni di cui in parola sono pertanto strettissimamente complementari tra loro, a ricordo della totalità degli “OSPITI” dei lager tedeschi.

Inaugurato nel 1973, il Museo Monumento al DEPORTATO di Carpi è una struttura unica nel suo genere, che intende tradurre il ricordo, ancora vivo nelle superstiti strutture del vicino campo di Fossoli, a costante monito per il futuro. Gli architetti ebrei del Gruppo BBPR, progettisti principali dell’opera storico-artistica assieme a Guttuso), hanno inteso operare una scelta assolutamente antiretorica. Il Museo, che si sviluppa in 13 grandi sale al piano terra del Palazzo dei Pio (centro di Carpi) non si qualifica come al solito per la quantità di reperti, ma per gli elementi grafici che con le luci creano un’atmosfera di grande impatto emotivo. Si tratta, più in particolare, dell’incisione di frasi sulle pareti: brani selezionati tra le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea”, tra cui spicca, per prima d’ordine e di importanza, quella di Bertolt Brecht (di cui alla foto in alto a sinistra). Da leggere bene e ben meditare: “E VOI, IMPARATE CHE OCCORRE VEDERE E NON GUARDARE IN ARIA; OCCORRE AGIRE E NON PARLARE. QUESTO MOSTRO STAVA, UNA VOLTA, PER GOVERNARE IL MONDO! I POPOLI LO SPENSERO, MA ORA NON CANTIAMO VITTORIA TROPPO PRESTO: IL GREMBO DA CUI NACQUE E’ ANCORA FECONDO” (La resistibile ascesa di Arturo Ui)

Museo molto originale e suggestivo quindi, che non tanto fa vedere quanto leggere (comodamente) e conseguentemente invita a meditare. Mi ha colpito, soprattutto per la più assoluta originalità, la “Sala dei nomi” (foto a destra), degna conclusione del percorso museale, in cui sono incisi (compresa la volta-soffitto) i nomi di 14.314 (scelti a caso) dei complessivi 40 mila DEPORTATI italiani nei suddetti lager, ottenendo – col gioco di luci – un effetto visivo del tutto particolare. Andarci per credere.

Paolo R. (rampaolo1947@libero.it)

29.1.2009

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao,

ieri mattina sono andata a vedere questo museo e sinceramente, scoperto per puro caso !

Devo ammettere che mi sono fermata 3/4 sale prima, non riuscendo piu' ad andare a vanti...Sono uscita che piangevo tanto era forte il tutto !

Molto 'bello' come museo, consigliatissimo per non dimenticare.


Silvia da Ferarra