domenica 16 novembre 2008

EVVIVA (L')ASIAGO


Stavolta il titolo sembra contenere un errore di battuta, ma così non è. Ve ne daremo presto spiegazione. E’ certamente riferito all’importante centro montano in provincia di Vicenza a mille metri di altitudine.
Ci sono andato, la prima volta, all’età di 5 anni ad accompagnare don Giorgio Veronese che andava, da S. Benedetto, lì cappellano. Mi avevano scelto tra tutti per la mia “cordiale vivacità”. Ricordo poco meno che la Giardinetta di legno guidata da don Decimo e le innumerevoli curve (tornanti) del Costo. Ricordo ancora (eravamo verso il 1955) la ghiaina che improvvisamente, in curva, rovinò un po’ la macchinetta. Ricordo anche l’alto fianco del suo Duomo, sui cui scalini ci fermammo a riposare.

Dopo di allora ad Asiago (chissà perché) non ci tornai mai più, mentre erano in continuo aumento quelli che vi andavano in gita od a soggiornarvi. Per me rappresentava comunque montagna, anche se non proprio le alte vette (lago di Carezza, ad esempio).

Da grande sentivo sempre parlare poi del progressivo spopolamento della montagna in genere e dell’utilità e necessità di salvaguardarla. Anche nei successivi studi economici mi occupai volentieri di agricoltura di montagna. Asiago mi tornava spesso alla mente a mo’ di esempio. Testimonianza fu che per anni seguii fedelmente e con notevole interesse la trasmissione televisiva mattutina domenicale di “A come agricoltura”. Oggi danno, sempre con le stesse modalità, “Linea verde”, ma i miei interessi sono nel frattempo cambiati.

Solo l’anno scorso ebbi modo di tornare ad Asiago e lo vidi con un certo rimpianto... sull’età dei 5 anni. Visitammo tra l’altro il bel Duomo con lo stupendo mosaico color azzurro-oro del battistero. Il comune farà dal sì al no 3 mila abitanti fissi, che diventano circa 10 mila nei periodi turistici. Non mi è sembrato infatti proprio un grosso centro urbano, ma la sua conclamata rinomanza lo supera abbondantemente. Siamo poi stati alla Latteria “Pennar” ad acquistare, naturalmente, il buon formaggio Asiago, sia fresco che stagionato e siamo stati contenti dell’acquisto. Abbiamo portato così una goccia di contributo all’economia agricola veneta di montagna. Veneta: per salvare le nostre genti; agricola: per salvare i contadini-autoproduttori (cooperativa); di montagna: per non far naufragare nel nulla la montagna.
Anche nel frattempo degli anni avevo pensato a quella produzione ed a quei valori economico-sociali, acquistando di quando in quando quasi per incanto quel buon formaggio in città.

Ma Asiago mi ricorda anche la colonia estiva (POA) dove andavano d’estate i miei fratelli. Io – chissà perché – non ci sono proprio mai andato. Chissà anche perché... sono rimasto piuttosto a casa.

Concludendo: anche ieri ho acquistato, con le stesse motivazioni, un bel pezzo di formaggio Asiago agli stand gastronomici in Prato della Valle. Contento di averlo trovato. Ho così ancora una volta assaporato i bei gusti della media montagna veneta.




Paolo R.

16.11.08





1 commento:

Anonimo ha detto...

...e che bon chel xe!!!!

linter