lunedì 2 giugno 2008

TRAFFICO

Quando sono venuto ad abitare a Terranegra, i miei figli avevano 9 e 10 anni rispettivamente. Lasciavo una posizione più centrale e, per ragioni di casa, mi spostavo in periferia, ad 1 krn e mezzo dall' abitazione precedente. Mi è dispiaciuto immensamente lasciare un posto ottimamente servito (scuola, amici, calcio, scout, negozi) per uno quasi abbandonato. Se ho accettato di farlo, l'ho fatto perché c'era l'autobus che collegava direttamente i due posti tra loro. Vedo, però, ora che sono stato un pioniere!

Ho percorso il processo inverso a quello dei miei genitori che sono venuti a Padova da fuori. Mi seccava molto dover invertire la direzione, ma i tempi erano già cambiati. Più tardi dovetti rendermene conto: quanti ragazzi del ciottolato se ne andavano tranquillamente (?) fuori (Tencarola, S. Agostino, Rubano, Vigodarzere, ecc.). Si è assistito negli ultimi vent'anni ad un'azione centrifuga, più che altro per problemi di abitazione. Dalla semi periferia alla prima periferia, alla periferia della città, ed ora anche a 10 -15 krn di distanza. In tale maniera la città assume sempre più una funzione storica –commerciale - professionale, assistendo ad un progressivo invecchiamento della sua popolazione, mentre in periferia si assiste ad un massiccio inserimento di popolazione estranea, con grossi problemi in ordine all'amalgamamento con la popolazione locale, leggiamo talvolta.

Io mi sono invece trovato in una posizione intermedia, potendo in breve raggiungere il posto precedente ben servito. Naturale che i figli dovessero ripiegare sulla bicicletta. E qui entriamo nel tema che mi prefiggevo. La bicicletta vuol dire anche pericolo, specie se le strade non sono perfettamente agevoli. Quante volte sono stato in apprensione fino a che i miei figli non erano ritornati a casa!

Ma il mio vero timore si manifestò allorquando in Via Sografi-Via Bon (quasi proprio dove abitavo io) vidi, incollato su un paletto della segnaletica stradale, un grosso mazzo di fiori bianchi con la fotografia di un bambino dell'età apparente dei miei figli. Questi fiori venivano continuamente rinnovati e lo sono anche ora. Rimasi costernato! Ed i miei figli non correvano forse un rischio simile? Tutta colpa della casa. Non si rendono conto, pensai, quanta fortuna hanno avuto quei (pochi) che possono continuare ad abitare dove sono nati. Non incontrano simili rischi. Più avanti, dovetti scoprire molti altri mazzi di fiori alla memoria. Erano sempre per bambini vittime di incidenti stradali.

Più tardi, dovetti quasi giornalmente, scorrere sul "Gazzettino" la cronaca dei Comuni della periferia. Ogni tanto qualche bambino "cadeva" ed il giornale, puntuale, lo riportava. Seguiva, immancabile, qualche giorno dopo, la cronaca del funerale. Era sempre un colpo al cuore.

Ora, grazie a Dio, gli anni "pericolosi" sono passati e mio figlio, Mattia, guida molto bene la macchina, anche meglio di me (ci vuole poco).
Tutti i "pericoli", però, non sono passati. Sono contento che i miei figli si dimostrino però sufficientemente responsabili.
Dedico questo "pezzetto" a Mattia

1/11/97

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