lunedì 18 agosto 2008

IL LUNGO PERCORSO



Ho effettivamente mantenuto la parola (“Todo Modo”) abbandonando la saggistica dopo 45 anni. Non sono però approdato immediatamente alla narrativa, come auspicato, ma ho fatto tappa (intermedia) sul cinema. Non quello televisivo (film automaticamente proposti; interruzioni pubblicitarie troppo frequenti; orario tassativo; ecc.), non su quello delle sale (prevalenti le novità), ma su quello noleggiato (VHS-DVD) nelle apposite videoteche. Per il vero e proprio libro, ne intravvedo però già da ora un cammino di progressivo avvicinamento.

Voglio ora svolgere qui solo una considerazione (Rapporto libro-cinema), riservandomi ulteriore materia per il prossimo parallelo intervento. E’ indubbio che, pur se con molti punti in comune, si tratti indubbiamente di due generi differenti anche se, parzialmente (soprattutto in un senso), comunicanti. Mi pare sia il libro ad avere, nella “competizione”, la vera primogenitura: quanti films sono stati tratti dai romanzi? (Non risulta il viceversa, anche se qualche rara volta ci sono bei film scritti DIRETTAMENTE in sceneggiatura. “Novecento” ed “Amarcord”, ad esempio). Tra parentesi, nella storia della Cultura è sempre stato lo scrittore che ha ispirato tutte le altre specie di artisti (pittori, ecc. Un esempio per tutti: la Bibbia nei confronti del Michelangelo della Cappella Sistina). A loro volta, gli scrittori si sono molte volte ispirati ai testi dei filosofi. Ed il cerchio è chiuso !)

Dicevamo, due generi diversi ma comunicanti. Differenti solo nei mezzi espressivi, negli strumenti e conseguentemente nei loro prodotti finali. Un film, per quanto “piano” e fedele, non può essere mai essere l’esatta trasposizione della sua eventuale fonte letteraria originaria. Pensiamo solo agli effetti speciali, alla fotografia ed alla musica (colonne sonore). Si evidenzia a quest’ultimo riguardo, specie di recente, una certa difficoltà a reperire musicisti all’altezza, che sappiano opportunamente “penetrare” nei films, fornendo sensazioni musicali non di puro e semplice riempimento temporale (silenzi), ma di attesa, di anticipazione, di sottolineatura o, altre volte, di sorpresa, ecc. nei confronti dell’aspetto visivo. Ennio Morricone, Nino Rota per tutti. Ma non sono tanti e, mi pare, comincino a scarseggiare.
Per riprendere quanto qualche riga prima accennato, il regista non è affatto il parente povero dell’Autore dell’opera letteraria, ma è anch’egli un vero e proprio Artista, al quale deve essere concessa e riconosciuta la più ampia autonomia e nonm può essere la sua Opera, come si diceva più sopra, una mera trasposizione..

I film ed i libri, si diceva precedentemente in altra sede, dovrebbero essere visti o letti, nel tempo, almeno due volte. La prima serve solo per penetrare nella tramatura generale, anche se oggi in questa ricerca siamo notevolmente facilitati dalla consultazione di Internet. La volta successiva per cogliere meglio i particolari. Non ha importanza vedere-leggere molte opere, ma vederle-leggerle BENE.

Mi siano permesse ora alcune considerazioni conclusive. Mi capita assai spesso, dopo aver “consultato” una BELLA Opera, di essere profondamente pervaso da una sensazione di profonda emozione (gioia, contentezza od altro) e di completo appagamento, quasi l’esperienza non fosse più ripetibile nel prosiego. Ma non sarà così. Avanti.
Va dà se che nel caso di comune fonte ispirativa (libro-film), la scelta del primo mezzo peserà assai sul giudizio del secondo mezzo prescelto.
La Cultura è come il lavoro di un muratore: le pietre vanno su una per una. Mai finiremo di costruire il muro.


Paolo R.

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