martedì 15 luglio 2008

- VENGO ANCHIO? - NO... TU NO!


E’ il refrain della vecchia celeberrima canzone di Enzo Jannacci. Non ne diceva il motivo del rifiuto: non lo voleva (con lui) e basta.
Io invece voglio dirvi in dettaglio i motivi per cui non voglio vedere la televisione. La mia scelta è ’ frutto delle riflessioni di anni ed anni e credo, ora, di essere abbastanza pronto ed attrezzato per permettervi di manifestarvele. Non vi scandalizzate però, per favore.. Prima, riflettete pazientemente con me !
Innazzitutto, mi irrita profondamente soprattutto il modo di parlare dei bellimbusti. Tutti fluidi, perfetti, senza alcuna inflessione. Ciò però non corrisponde al parlare come comunemente lo si sente in giro. Sono tutti professionisti della parola, mentre nella società comune non si presta eccessiva attenzione al modo in cui si comunica. Questo fa soprattutto la differenza, una profonda differenza tra TV e società..
Le tematiche affrontate non corrispondono poi per niente a quelle che riguardano personalmente la gente comune. Tutti ricchi, con piscine transoceaniche, con ville supermegagalattiche, ecc. Ciò lo trovo, in fondo, profondamente diseducativo nei confronti della società italiana.
Il paese preferito da fiction-films è l’America, senza colpe né difetti, mentre risulterebbe invece che quella società non è in assoluto la migliore del mondo, avendo anch’essa le sue profonde crepe (specie nei valori etici). Avete poi visto, in quel contesto, la sistematica presenza di arzilli 70nni in blue jeans. Tutti Presidenti, Direttori Generali, manager, petrolieri. Ebbene, questo modello non è proprio della società italiana, né europea. E’ un modello di pura esportazione gratuita.
Apprezzo molto di più, pur se straniera, la recente produzione dei gialli austriaci, perché più sobri e mentalmente vicini a noi.

Si sperò un tempo che il pluralismo televisivo avrebbe contribuito ad elevare lo standard generale dei programmi, ma così non è stato. Si è andati sempre più verso un abbassamento dei livelli qualitativi dei programmi diffusi. Né andrà meglio con il digitale terrestre, credo. Le premesse sono tutte in questa direzione.
La TV pubblica, cui competerebbe un ruolo del tutto particolare, si è sempre più allineata invece su quella privata, reclutando programmi sempre più scadenti in qualità.
Per non dire dei sempre più frequenti programmi-quiz in cui si scambia sistematicamente il nozionismo con la cultura. Se sono così partecipati, credo, è che la società (economica) non consente più quasi a nessuno di realizzare le proprie aspettative attraverso il normale lavoro-professione. Ed allora si trova il coraggio (=bisogno-necessità) di andare in TV per abbassare gli oneri di un semplice mutuo mal consigliato ed impostato.
Il mondo televisivo è assai vasto e complesso e non pretendo perciò di aver esaurito qui tutte le considerazioni possibili da parte mia. Mi basta per ora così.

Paolo R.

1 commento:

Maurizio ha detto...

Ciao Paolo.
Come sempre, gli argomenti trattati sono stimolanti e inducono a riflessioni che, talvolta, trovano la strada del commento scritto. E' il caso del tema "televisione". Io ci vado (a guardare la televisione) quando posso e quando ho voglia di curiosare (facendo zapping). Ritengo che chi non gode di mezzi informativi alternativi alla TV (pubblica o privata poco importa, che tanto la differenza non si nota) metta in pratica il detto "piuttosto che niente è meglio piuttosto". A mio avviso la critica (feroce) va fatta a chi cura i palinsesti delle varie reti, attratti solo dallo "share" e incuranti della omologazione strisciante indotta dalle loro scelte (?!).
Cordiali saluti.
Maurizio