mercoledì 4 febbraio 2009

INCOGNITA VOCABOLARIETTI


Vi confesso subito che questo è stato uno degli spot più sofferti. Perché, pur chiedendo lumi a ritta ed a manca, non ho trovato, tranne una sola importante eccezione, riscontro alcuno. Mi riferisco ai microvocabolari con l’italiano (ucraino, albanese, malese-indonesiano, lituano, cinese, croato, ungherese, sloveno, urdu, filippino, curdo ecc.), di dimensioni piuttosto ridotte – quindi più che altro uitili per il più semplice conversare stradale - che già pullulano nelle principali librerie delle città (vedi foto). Ciò naturalmente avviene a seguito degli enormi spostamenti di popolazioni (globalizzazione) e gli editori vi hanno trovato un appetibile bocconcino. Ma queste “opere”, mi sono subito chiesto, che valore linguistico reale avranno ? Il giudizio è piuttosto dubbio, se consideriamo tre elementi essenziali. Primo: la velocità con cui sono state prodotte. Secondo: la lunga “distanza semantica” di quelle lingue con l’italiano. Terzo: la mancanza di precedenti esperienze storiche in quei filoni.

Ho chiesto lumi a Presidi di Liceo, a Professori di Lettere delle Medie: nessuno si è mai posto il problema e non intende porselo nemmeno oggi. Io proprio... al contrario. Finalmente un esimio linguista universitario (letteratura francese) così risponde: “i redattori di quei vocabolari dovrebbero essere dei linguisti. Ma spesso sono solo dei commercianti”. Potrebbero aver però fatto ricorso a lingue “intermedie”, soprattutto inglese e francese (intensa attività colonialistica) E voglio pure riportare ancora il suo illustre pensiero: “Certamente le lingue delle culture più lontane dalla nostra presentano talvolta maggiori difficoltà. Spesso si tratta di tradurre termini che si riferiscono a ‘cose’ che da noi nemmeno esistono”.

Si potrà capitalizzare, per ottenere oggi un buon prodotto linguistico, solo i passaggi con eventuali lingue “intermedie” (basi linguistiche storiche) tradotte nei periodi (secoli) precedenti, attraverso il francese, l’inglese che hanno sempre avuto ricco “interscambio” con l’italiano.

Diversamente, il giudizio non potrà che essere del tutto negativo.



Paolo R.

4,2,2009 I

1 commento:

Anonimo ha detto...

siamo stati felici di averla come paziente ci ha dato un sacco di soddisfazioni.
gli infermieri della terapia intensiva centro gallucci