martedì 2 dicembre 2008

LE FOTO TRA LE FOTO


Da oltre 10 giorni non produco nulla. Qualcuno se ne è mostrato un po’ preoccupato. Anch’io, ma solo in parte. Stavo solo cercando la mia stella polare, ma non ho mai smesso di scrutare nel cannocchiale. Ora mi sembra arrivato il momento di dire: “Finalmente l’ho vista abbastanza chiara!”

La mia stella polare era l’esatto oggetto della mostra fotografica: “Dalla lastra al digitale. Ottant’anni di immagini del Gabinetto fotografico dei Musei Civici” (di Padova) (1920-2000), in corso di esposizione al Museo agli Eremitani fino a metà gennaio prossimo. Vi sono infatti esposte sia lastre in vetro (scattate nel secolo addietro) sia stampe su carta fotografica. Vi invito caldamente ad andarle a vedere, specie gli amanti della fotografia come tale e di Padova passata. Già perché, mi sembra, la mostra ha più oggetti impliciti. Principale è senz’altro quello riguardante l’attività fotografico-artistica del suddetto Gabinetto, che ha avuto per principale oggetto il Museo stesso (collezioni, personaggi, etc.), sia la Padova urbanisticamente in trasformazione. La mostra non poteva essere sufficientemente esaustiva (sui due fronti), ma avuto finalmente il grande merito di aprire agli ignari padovani parte delle ricchissime collezioni del Gabinetto fotografico, completate con bella mostra di macchine fotografiche d’epoca..

A parte, per dovere di gratitudine, è esposta una carrellatina di ritratti eseguiti ‘novecentescamente’ dai maestri Luigi Turolla (1889-1968), già con studio in zona Ponte Torricelle, e Menotti Danesin (1894-1976), che al cessare della loro attività (circa 40 anni fa) hanno donato al nostro Comune gli interi loro archivi (fotografici). Ai due maestri sono state perciò giustamente riservate due sale espositive. Anche se non esperto di fotografia, potrei timidamente avanzare il “sospetto” che la fotografia (parola, mi scuso, molte volte da me qui ripetuta) abbia cominciato a muovere i primi passi proprio con la ritrattistica. Che ne pensate ?

Casualmente sul “Corriere della Sera” di mercoledì 26 novembre scorso (pag. 26) trovo un assai interessante spunto, in termini generali, del giovane scrittore Andrea De Carlo, che voglio proprio riportare testualmente: “Quello che mi ha sempre affascinato della fotografia è la sua estrema, insuperabile capacità di sintesi. Un romanziere ha bisogno di centinaia di parole per descrivere una situazione, un luogo, un gesto, uno sguardo, un sentimento. Gliene servono decine di migliaia per scrivere una storia intera. Un fotografo, se è così bravo e fortunato da trovarsi al posto giusto al momento giusto, può riuscire a fare lo stesso con un solo scatto, in una frazione di secondo. ...”



Paolo R.

2 dicembre 2008

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