lunedì 27 ottobre 2008

1940: SOLO PAROLE ITALIANE


Anglicismi, francesismi, germanismi (perfino), barbarismi. Nel 1940, il fascismo, per legge, considera antiitaliano l’uso corrente di quasi tutte le parole straniere fino ad allora impiegate nella società. Ritiene infatti “opportuno combattere l’incosciente servilismo che si compiace di parole straniere anche quando sono facilmente e perfettamente sostituibili con chiari vocaboli italiani già in uso”. Si tratta di una sorta di autarchia linguistica, che completa – negli ultimi anni del regime – la precedente autarchia economica.
Si sceglie, in forma assai dura, la via della legge: “Divieto di uso delle parole straniere nelle intestazioni (delle ditte) e nelle varie forme di pubblicità” (legge 23 dicembre 1940, n. 2042). In caso di infrazione – anche qui via dura - è previsto l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a lire 5 mila, se non anche (per le attività soggette ad autorizzazione o licenza amministrativa) la sospensione o la revoca delle stesse (verificheremo, se possibile, in un prossimo momento l’incidenza di quegli interventi sanzionatori: statistiche amministrative e giudiziarie).
Ma il legislatore del ’40 era scivolato nella classica buccia di banana, tanto che due anni dopo – fascismo ormai morente – (Regio Decreto 26 marzo 1942, n. 720) – si dovette mitigare la portata della succitata legge, escludendo del tutto dal suddetto divieto - data la radicalità nella lingua italiana - le parole di origine latina o greca antica (art. 1)
Per la classica incompetenza oggettiva delle Camere (ed anche delle loro “Commissioni legislative”) se ne delega l’elencazione alla Regia Accademia d’Italia (art. 3) che nel suo successivo Bollettino provvede a fornire l’elenco dei forestierismi banditi, suggerendo, inoltre, gli alternativi termini italiani da utilizzare. (Si ricorda il notevole contributo che vi diede il grande lessicografo Alfredo Panzini, nella foto).

Si tratta di circa 500 parole “abrogate”, di cui di seguito se ne presentano alcune tra le più curiose., con l’avvertenza che esse toccano il mondo della famiglia-cucina (parole prevalentemente francesi), dello sport (prevalentemente inglesi) e del mondo produttivo e dei servizi. Di seguito ad ciascuna di esse (:) si elenca la corrispondente parola “italiana consigliata”.

brioche: brioscia; carrè (uso gastronomico): lombata; champagne: sciampagna; croissant: cornetto; cyclostile: ciclostilo; dancing: sala da danze; dessert: fin di pasto; embargo: divieto, fermo; extra-strong (uso cartario): extra-forte; film: pellicola; hangar: aviorimessa; krapfen: bombola; hotel: albergo; goulasc: spezzatino all’ungherese; menù: lista; stop: alt; toast (pane tostato): pantosto.

Principali parole (inglesi) nel mondo dello sport “abolite”: autogoal: autorete; bob: guidoslitta; bookmaker: allibratore; hockey: disco su ghiaccio; dribbling: scarto, scavalco; raid (aereo): transvolata; sprint: scatto; slalom (negli sports invernali): obbligata; tour: giro; trainer: allenatore.

Il fascismo si spinge oltre, modificando persino nella grafia (a parità di pronuncia) alcune parole: alcool: àlcole; bidet: bidè; bleu: blu; casinò: casino; cognac: cògnac; mansarde (mansarda): soffitta; marron (colore): colore marrone; marron glacé: marrone candito; seltz: selz; wafer (biscotto): vafer; walzer: valzer.

Ritocca persino due classicissimi termini storici dell’economia monetaria, che certamente largo uso non avevano nella società italiana: gold standard: base aurea; gold exange starndard: base di cambio aurea

NOTA: tralasciamo per ragioni di brevità, salvo riservarci di ritornare sugli studi linguistici specie in rapporto alla grandemente mutata (opposta) situazione attuale italiana.
DULCIS IN FUNDO: la lotta all'esterofilia prende le mosse da più lontano, se già nel 1928 a Milano, la squadra di calcio dell'Internazionale (attuale Inter) fu "comandata" di chiamarsi "Ambrosiana".
Così, sulla stessa linea anticipatrice della lotta all'esterofilia stessa, nel 1933 la rivista femminile "Lei" (che ricordava un francesismo) fu costretta a mutare nome in "Annabella", come tuttora sopravvive.
Paolo R


26.10.08
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